Con piacere giriamo all'attenzione dei lettori il testo di
Vittorio Bellavite (Noi Siamo Chiesa), informando che il secondo numero del 2014 di "Religioni e Società", in preparazione, sarà dedicato a Chiesa e povertà. (A.N.)
A proposito di povertà della Chiesa: tra il Patto delle catacombe e papa Francesco, l’Avvenire pretende di “infilarci” il sistema fondato sul Concordato e sull’ottopermille che ha fatto ricca la Chiesa in Italia.
Quanta faccia tosta!
Alcune informazioni: al Concilio il tema della povertà della Chiesa e nella Chiesa fu affrontato da una minoranza di padri conciliari. Alla fine, nel novembre del 1965, essi firmarono un testo (detto Patto delle catacombe) con il quale si impegnarono a uno stile di vita molto sobrio e ad abbandonare l’apparenza e la realtà della ricchezza delle strutture episcopali ed anche altri simboli esterni (titoli, onori…). Da allora questo documento è diventato il punto di riferimento per chi, nella Chiesa, ha cercato di tenere viva la riflessione e la proposta di una Chiesa povera e dei poveri. Nel nostro paese questa tematica, nella teoria e nella pratica, è finita in un angolo nel mondo ecclesiastico ed è stata trascurata anche nella generalità del mondo cattolico. Luisito Bianchi ne è stato il profeta inascoltato.
Con papa Francesco la situazione è completamente cambiata (dovrebbe cambiare). Nelle sue interviste e nella Evangelii Gaudium le sue parole sulla Chiesa povera non sono equivocabili.
Ora l’Avvenire, con un editoriale di Umberto Folena di ieri 12 dicembre, fa un’opera di manipolazione troppo evidente perché sia efficace. Egli sostiene che è nella stessa linea del Patto delle Catacombe e di papa Francesco anche il documento dei vescovi italiani “Sovvenire alle necessità della Chiesa” del 1988. Per i non addetti ai lavori ricordo che questo è il testo fondamentale (riconfermato vent’anni dopo) con cui la CEI, insieme a tante belle parole, annunciava e strutturava il sistema, fondato sul nuovo Concordato Craxi-Casaroli del 1984, con cui la Chiesa italiana dal 1990 avrebbe goduto di ingenti risorse grazie soprattutto (ma non solo) al sistema dell’ottopermille; il gettito per il 2012 è stato di 1.148 milioni, dei quali solo il venti per cento è destinato a opere caritative (tra queste il 7,5 per cento al terzo mondo). Sono risorse che, dal 1990 in poi, si sono circa quintuplicate rispetto a quelle di cui la Chiesa godeva precedentemente.
In Europa la Conferenza episcopale italiana è la più ricca dopo quella tedesca. Con le risorse dell’ottopermille la presidenza Ruini ha potuto organizzare la attuale forte struttura centrale della CEI (che papa Francesco ha chiesto di contenere decentrando alle conferenze episcopali regionali), aprire una televisione (TV 2000), mantenere l’Avvenire, garantire a ogni membro del clero una retribuzione certa e costante e fare tanti altri interventi.
Chiesa povera? E anche -per dirla tutta- Chiesa dei poveri e per i poveri intervenendo in politica sempre a favore dei poteri forti rappresentati dal centrodestra?
Roma, 13 dicembre 2013
Vittorio Bellavite, coordinatore nazionale
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Comunicato Stampa
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